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Vinovo

Vinovo, località già abitata in epoca romana e romana-barbarica, si trovò in epoca tardomediovale nelle mani della famiglia feudataria dei Marchesi Romagnano. La loro signoria sul luogo venne però divisa fin dalla metà del XII secolo con la famiglia Della Rovere, già presente sul territorio dalla fine dell’XI secolo. Fu solo all’inizio del 1400 che i Della Rovere divennero i soli padroni di Vinovo. I vassalli dei feudatari risiedevano in Vinovo in un primitivo castello-casaforte situato presso l’odierna Chiesa Parrocchiale, crollato definitivamente nel diciassettesimo secolo. La Chiesa stessa pare abbia origine dalla cappella dell’antico castello, divenuta parrocchiale nel quindicesimo secolo, con la trasformazione di una torre in campanile. Nel 1440 circa nacque a Vinovo Domenico Della Rovere, cardinale e poi vescovo di Torino, dove si adoperò per la costruzione del nuovo Duomo. Il Cardinale Domenico della Rovere nel testamento del 23 aprile 1501 nominò erede suo fratello Martino Della Rovere, interessante figura umanistica ed intellettuale del tempo. A questi due importanti personaggi si lega la costruzione e la decorazione del nuovo castello dei Della Rovere. Questo castello venne edificato tra il 1510 ed il 1515 circa, in stile rinascimentale, con quattro belle torri merlate. Il probabile architetto fu per alcuni Meo del Caprino, secondo altri Baccio Pontelli. La decorazione interna del chiostro riflette il gusto rinascimentale, con le sue terrecotte di produzione locale formanti fasce marcapiano a motivi floreali. I cotti si completano con una serie di medaglioni ispirati all’antichità classica, nei quali si osservano i profili di Nerone, Galba ed una fanciulla, identificata con la “libertas restituta” romana. Questi medaglioni precisi riscontri con esemplari conservati su casa Pettiti a Piovesi Torinese, nel Museo “Giacomo Rodolfo” di Carignano e nella collezione del Museo di Arte Antica a Palazzo Madama (Torino). Nello stesso periodo si colloca anche la decorazione interna della sala detta nelle fonti “depurata”, nome derivatole da una probabile copertura dorata, oggi scomparsa, sul soffitto a cassettoni, che era decorato da ruote recanti foglie di quercia, simbolo della famiglia. Il salone è inoltre impreziosito da una fascia pittorica, scoperta in anni recenti sotto lo strato di pittura bianca che la ricopriva, ed ora interamente restaurata. Gli affreschi rappresentano uomini e donne famosi nell’antichità classica, racchiusi in medaglioni e contornati da motivi floreali, intervallati da putti, satiri ed altre figure mitologiche care al gusto tardorinascimentale. Sono attribuiti alla scuola romana del Tinturicchio. Nel 1575 alloggiarono nel castello il duca Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele suo figlio. Nel 1692 scomparsa la famiglia Della Rovere, il feudo vinovese passò ai Conti Delle Lanze, che lo conservarono sino al 1732, quando il Re lo cedette all’Orine Mauriziano, che nel diciottesimo secolo ristrutturò il castello aggiungendo un piano alla struttura, che contava allora solo di un piano oltre a quello terreno. Vennero inoltre mozzate le torri sul lato est, mentre le torri del lato ovest e lo scalone d’ingresso furono profondamente modificati. Dal 1775 prese avvio a Vinovo la produzione di maioliche e porcellane, a cui furono destinati i locali del castello e le sue adiacenze. La manifattura fu diretta in un primo tempo dal torinese Brodel, a cui si sostituì nel 1780 il medico torinese Vittorio Amedeo Gioanetti che lavorava sotto la committenza dei Savoia: fu questo il periodo d’oro della porcellana vinovese, fino al 1800 quando, con l’arrivo dei francesi, la manifattura declinò. Gioanetti morì nel 1815; la sua fabbrica continuò a lavorare sino al 1820 diretta da un suo aiutante, Giovanni Pomello. Nel 1847 il castello, proprietà della città di Torino, venne adibito a ricovero di mendicità. Nel 1847 il castello passò nelle mani della famiglia Rey l’edificio venne profondamente trasformato, sia nei piani superiori occupati dalla manifattura, sia nel piano nobile, dove venne restaurato il salone lato nord, decorato dagli affreschi dei fratelli Morgari. I Rey abitarono il castello fino agli anni “60 e nel 1973 l’edificio venne acquistato dal Comune di Vinovo. I restauri, tutt’ora in corso hanno permesso dalla fine del 2006 lo spostamento della Biblioteca Comunale al piano seminterrato, nonché l’utilizzo del piano nobile per mostre e manifestazioni.             AVANTI

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